Mancini e vialli a cuore aperto: la forza e il futuro della nazionale italiana

Le dichiarazioni di Roberto Mancini al Festival dello Sport di Trento
Durante il prestigioso Festival dello Sport di Trento, Roberto Mancini, ex head coach della nazionale italiana, ha condiviso riflessioni approfondite sulla sua carriera, sulle esperienze internazionali e sul suo rapporto con alcune figure emblematiche del calcio. La sua voce, sempre sincera e diretta, ha evidenziato aspetti personali e professionali di grande rilevanza per il mondo sportivo.
Le radici da allenatore e i successi iniziali
Il ruolo di Moriatti e la creazione della base vincente
Secondo Mancini, il merito di aver avviato la sua carriera da allenatore va principalmente a Massimo Moratti, che investì su giocatori di alto livello. Questo approccio contribuì a rafforzare la squadra e a portare l’Italia a vittorie significative. Mancini ricorda come, con un roster di valore, si creassero maggiori possibilità di successo.
In merito a possibili ritorni, manifesta il suo pensiero: «Forse si poteva anche tornare indietro. Potrei aver evitato di fare alcune dichiarazioni, ma c’erano motivazioni legate a problemi interni di natura fisica di alcuni giocatori».
Le esperienze all’estero e nel Manchester City
Le avventure in Russia e Turchia
Riguardo alla Russia, Mancini sottolinea l’esperienza come un momento di grande crescita personale e professionale. Ricorda come questa esperienza abbia lasciato un segno profondo sulla sua carriera.
Nell’Istanbul, invece, ha trovato un ambiente caldo e accogliente, paragonabile a Napoli, con tifosi appassionati e un attaccamento alla squadra sfrenato. La passione dei tifosi turchi si manifesta anche attraverso la presenza di numerosi supporter nelle trasferte in Norvegia, dimostrando un legame indissolubile con il club.
La gestione della nazionale italiana
Il percorso e le sfide
Mancini descrive l’esperienza con l’Italia come uno dei momenti più importanti e belli della sua carriera. Ricorda di aver dato il massimo, portando a termine un lavoro che molti ritenevano impossibile, e di aver condiviso vittorie e successi con la squadra.
Il percorso ha incluso anche momenti di difficoltà, come la sconfitta contro la Spagna in Nations League, che avrebbe potuto essere evitata con migliori decisioni. Ricorda come il momento di ricambio generazionale fosse inevitabile e di come alcune incomprensioni abbiano influito sulla sua partenza. Mancini esprime il desiderio di guidare nuovamente la Nazionale, con l’obiettivo di partecipare al prossimo Mondiale.
Capacità di intuizione e sguardo sul talento
Osservatore precoce di futuri campioni
Il tecnico si definisce dotato di un buon fiuto nel riconoscere i talenti, ricordando di aver visto per primo giocatori come Zidane e Cristiano Ronaldo. Per quanto riguarda Pafundi, il suo commento sottolinea come sia stato un giudizio provocatorio, ma anche una riflessione sul talento di un giocatore di 18 anni che avrebbe meritato più spazio in Serie A.
Simpatia e vicinanza alle personalità del calcio
Le relazioni con figure di spicco
Nel suo discorso, Mancini riconosce che non è facile essere sempre vicini ai colleghi, come Luca Vialli, Sinisa Mihajlovic e Bobby Eriksson. Ricorda che spesso si pensa a quanto si sarebbe potuto essere più presenti e vicini, e si ammira la forza e la determinazione dimostrate da loro in momenti complessi.
Personaggi e ospiti presenti:- Luca Vialli
- Sinisa Mihajlovic
- Bobby Eriksson